ANSIA
Quando un’emozione diventa disturbo
Ansia e Paura:
il timore che conosciamo
ANSIA O PAURA?
Con il termine paura indicheremo quella reazione funzionale ad affrontare un pericolo immediato mentre l’ansia ci pone su un piano di prevedibilità. L’ansia ci parla della preoccupazione rispetto ad un evento che potrebbe verificarsi nel futuro e ci porta a porci domande su quello che potrebbe accadere. Entrambe queste emozioni come si è detto hanno funzione adattiva, la paura nella risposta di “attacco o fuga”, che ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare la minaccia o, in alternativa, fuggire da essa, l’ansia ci aiuta invece ad immaginare minacce non presenti ma che potrebbero presentarsi in un prossimo futuro per premunirci contro di esse. Come vedremo un giusto grado di ansia (quindi non eccessivo) ci permette di essere più performanti rispetto a quando siamo tranquilli.
Se riflettiamo sulle implicazioni evolutive dell’ansia ne possiamo scoprire gli specifici tratti di adattamento: se ci troviamo in una situazione potenzialmente rischiosa per la nostra sicurezza fisica, l’allarme prodotto dalla paura ci avvisa di restare in allerta, predisponendoci alla fuga o all’attaco in caso di pericolo: l’aumento di pressione sanguigna, il cuore che batte più velocemente, sono tutti cambiamenti fisiologici che ci consentono di distribuire le nostre energie predisponendoci all’attacco (eliminazione del pericolo) o alla fuga (allontanamento dal pericolo)
In altri termini l’ansia e paura sono risposte che facilitano la sopravvivenza dell’individuo. Il batticuore che ci accompagna quando attraversiamo un vicolo buio di notte, il soprassalto quando un’auto ci sfreccia di fronte ad alta velocità sono risposte adattive che ci aiutano a fronteggiare il rischio per alla nostra sopravvivenza aumentando la nostra soglia di vigilanza e predisponendo il nostro organismo a darsela a gambe levate davanti ad un malintenzionato o a zompare di lato quando rischiamo di essere investiti.
Può capitare che l’attivazione d’ansia si manifesti anche in situazioni in cui non esista un reale pericolo per la nostra incolumità fisica. Ad esempio in previsione di un esame scolastico o un colloquio di lavoro importante l’ansia ci consente di mantenere elevata la nostra soglia di attenzione e quello stato di agitazione ci motiva per esempio a prepararci con accuratezza per l’esame.
Come è possibile allora che l’ansia si configuri come uno dei più diffusi disturbi psicologici?
QUANDO UN’EMOZIONE DIVENTA DISTURBO:
i disturbi d’ansia.
Accade spesso, però, che l’ansia oltrepassi i suoi aspetti adattivi e funzionali, innescando reazioni ansiose generalizzate anche a una serie di situazioni ‘neutre’.
Criteri diagnostici (DSM 5 – 2013)
- Eccessiva ansia e preoccupazione, che si verificano nella maggioranza dei giorni, per almeno 6 mesi, riguardo numerosi eventi o attività (lavoro, scuola, vita sociale).
- L’individuo trova difficile controllare la preoccupazione
- L’ansia, la preoccupazione o i sintomi fisici causano disagio clinicamente significativo o ostacolano le aree di funzionamento sociale o lavorativo.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali ( DSM V) il disturbo d’ansia si caratterizza per l’eccessività e la persistenza della reazione che è tale da influire o addirittura compromettere il funzionamento sociale e/o lavorativo. La situazione si caratterizza per la difficolta da parte dell’individuo di controllare i pensieri preoccupanti che lo avvolgono e si fanno sempre più stringenti.
IL DECORSO DEL DISTURBO
La reazione d’ansia da fisiologica si fa disturbante quando inizia a manifestarsi con una frequenza più assidua e anche in contesti e situazioni che non dovrebbero causare tale reazione. L’intensità dell’emozione disturbante è tale che la persona viene spinta all’evitamento delle situazioni potenzialmente ansiogene e tale evitamento si manifesta frequentemente diventando spesso invalidante.
La persona può arrivare a limitare la propria vita sociale, negandosi incontri ed opportunità anche di lavoro o di relazione.
L’individuo ha difficoltà nel controllare la preoccupazione e l’ansia, che quindi risulta eccessiva per l’intensità o la durata o la frequenza se si considera la probabilità che l’evento si verifichi o il suo impatto sulla vita del soggetto. I sintomi associati all’ansia riguarda due o più di questi tratti: irrequietezza (sentirsi tesi, con i nervi a fior di pelle), affaticamento, difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare e alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno irrequieto e insoddisfacente).
DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATA
Rispetto al Disturbo di Panico, inoltre, il disturbo d’ansia generalizzata è caratterizzato da sintomi ansiosi meno intensi ma protratti nel tempo e, quindi, altrettanto debilitanti. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il disturbo d’ansia generalizzato colpisce il 5% della popolazione mondiale, in prevalenza donne.
Solo un terzo di chi ne soffre, tuttavia, si rivolge ad uno specialista della salute mentale, in quanto i sintomi fisici dell’ansia spesso portano i pazienti a rivolgersi ad altre figure professionali (es. medico di base, internista, cardiologo, pneumologo, gastroenterologo).
DISTURBO D’ANSIA SOCIALE
Il Disturbo d’Ansia Sociale (o Fobia Sociale) è invece caratterizzato da una paura o ansia marcate relative a una o più situazioni sociali nelle quali l’individuo si sente esposto al possibile giudizio degli altri. Può capitare che l’ansia si manifesta in situazioni (o anche al pensiero di trovarsi in situazioni) che prevedono interazioni sociali come parlare in pubblico, incontrare persone sconosciute oppure essere osservati o al centro dell’attenzione altrui o svolgere un compito o eseguire una prestazione di fronte ad altri.
Il timore quindi è di poter manifestare i propri sintomi d’ansia e subire quindi un probabile giudizio negativo: l’esposizione cela la paura dell’imbarazzo, del rifiuto. La soluzione più immediata può sembrare come accennato l’evitamento della situazione ansiogena o la difficile sopportazione del disagio.
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